Parma incontra Temple Grandin

Una persona «diversa ma non inferiore», anzi, che pensa «per immagini» e che ha dato all’autismo una voce.
Questo e tanto altro è Temple Grandin, la donna che ha fatto dei problemi correlati alla sua malattia dei veri e propri strumenti di lavoro, capaci di far entrare il concetto di benessere animale negli allevamenti di tutto il mondo.
E Parma ha avuto l’occasione di incontrarla ieri nella Sala Borri di Palazzo Giordani, grazie a un’iniziativa organizzata da Provincia ed Europass. La studiosa americana infatti si trova nella nostra città per partecipare a un meeting di Efsa.
 L’autismo le ha dato una missione: l’ipersensibilità ai rumori e agli stimoli sensoriali, ma anche la forte immaginazione visiva e l’attenzione ai dettagli, le hanno permesso di capire che gli animali e le persone autistiche condividono alcune caratteristiche, come ad esempio l’affidarsi a indizi visivi per muoversi nell’ambiente.
«La parte del mio cervello che ha a che fare con l’ansia e il timore è molto più sviluppata di quella delle altre persone: sempre in tensione, in cerca del pericolo, proprio come un animale» spiega la scienziata. Grazie ai suoi studi rivoluzionari oggi in Nord America più della metà degli allevamenti di bestiame fanno uso dei sistemi «umani» da lei progettati. Ma il suo percorso non è stato semplice: «Quando avevo 2 anni e mezzo – racconta – non parlavo, non camminavo, non avevo nessun tipo di comportamento sociale. Sono stata fortunata perché sono entrata in un programma eccezionale di educazione del linguaggio in anni in cui invece i bambini come me venivano internati». La Grandin è affetta da una forma di autismo detta ad alto funzionamento: «Non c’è un test medico definitivo per questa sindrome: ha uno spettro variabilissimo e non bisogna dare troppa importanza alle etichette perché cambiano in continuazione – sottolinea la studiosa -. È necessario lavorare con i bambini che ne sono affetti fin da piccoli per sbloccarli il prima possibile: bisogna valorizzare i loro talenti. Anche i farmaci servono: Prozac e antidepressivi mi hanno aiutato, ma vanno assunti sempre in piccolissime dosi». A 18 anni, osservando l’effetto calmante che una sorta di recinto costrittivo aveva sugli animali che dovevano essere visitati, sperimentò su di sè uno strumento analogo, «la macchina degli abbracci»: «Una pressione forte calma l’ansia – spiega – grazie a questo strumento sono riuscita a tollerare situazioni che per me erano insopportabili». Fino al successo: «Sentirmi dire da alcuni genitori che il loro figlio è andato al college dopo aver letto il mio libro mi rende fiera. Sono felice di fare qualcosa per gli altri». «La storia di questa donna è incredibile per quello che rappresenta – afferma Marcella Saccani, assessore alle Politiche sociali e alle Pari opportunità della Provincia – testimonia come uno svantaggio possa trasformarsi in un’opportunità. Oggi, grazie a Temple Grandin, possiamo parlare dell’autismo in modo diverso».

Gazzettadiparma.it

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