Autismo: Sindrome di Asperger, Italia bocciata !

asperger italia bocciataPuntare su talenti specifici, investire sulla diversità. E’ la scommessa, a tutt’oggi vincente, di Auticon, un’azienda berlinese fondata nel 2011 con lo scopo specifico di preparare persone Asperger (una condizione dello spettro autistico) a lavorare, ad alti livelli, nel settore dell’information technology. Secondo gli esperti, infatti, gli individui con questa sindrome di frequente sono più portati per il pensiero logico e analitico, per la cura del dettaglio, più capaci di altri di conservare alti livelli di concentrazione e di raggiungere obiettivi che presuppongono compiti ripetitivi.
Riccardo Alessandrelli, neuropsichiatra infantile, cofondatore dell’associazione Cultura autismo, chiarisce che “neurotipico”, “neurodiverso” sono definizioni astratte, grandi insiemi, che trascendono gli individui concreti. Che sono appunto, individui, ossia esseri unici, con una gamma di caratteristiche peculiari solo in parte riconducibili a tipi o classi. Chi ha l’asperger presenta un livello intellettivo uguale o al di sopra della norma, un forte senso etico e delle regole, ma manifesta una compromissione nelle ‘social skills’, le competenze dell’interazione sociale. Si tratta di caratteristiche estremamente diffuse nella popolazione, a tal punto che oggi si tende a parlare di ‘condizioni’, piuttosto che di disturbi’; si pensa che molti personaggi noti per la capacità di “pensare diversamente” rispetto ai canoni neurotipici, fossero Asperger: ne sono un esempio Einstein, Mozart, ma si possono citare anche alcuni geni del nostro tempo come famosi informatici e artisti”.
Campioni nel controllare i software. A partire da queste ‘abilità’,  la berlinese Auticon attraverso training formativi,  prepara ragazzi asperger a diventare tester di software, in quanto particolarmente dotati nel trovare difetti nelle programmazioni molto complesse: il loro tasso di errore è dieci volte più basso che negli individui neurotipici, un vero e proprio valore aggiunto per le aziende.
Il fondatore e Ceo dell’azienda Dirk Mueller-Remus lo ha imparato da suo figlio, diagnosticato asperger. Dopo aver lavorato per la Siemens e nello sviluppo di software, Mueller Remus ha fatto del tema asperger – lavoro, un suo ‘interesse assorbente’. Per scoprire che le imprese IT hanno un disperato bisogno di ragazzi con questo tipo di competenze: ma i dati dicono che solo il 15% dei 250 mila asperger tedeschi, viene impiegato in aziende private, soprattutto a causa dei pregiudizi creati dalla difficoltà a relazionarsi con gli altri.
Per questo nell’azienda Auticon sono previsti anche corsi per migliorare l’approccio con i clienti. Prima di inserirli come consulenti IT in aziende medio grandi, i ragazzi vengono affiancati da coach che facilitano le relazioni con l’azienda per cui andranno a lavorare e interfacciano gli altri impiegati, spiegando loro  alcune peculiarità della condizione aspies. Una particolare cura viene data all’ambiente di lavoro, anche dal punto di vista degli spazi, dell’illuminazione: “I nostri ragazzi hanno un sacco di capacità nella concentrazione analitica nel pensiero logico – dice Mueller-Remus – e siamo sicuri che le industrie IT ne avranno benefici”. Tra i finanziatori dell’azienda, il Fondo Social Venture, che si occupa di finanziare l’imprenditoria sociale a livello europeo.

La testimonianza. Philip Von Der Linden, uno degli assunti, dice di non essere mai stato così apprezzato sul lavoro. “Questo rende la vita preziosa. Essere necessario a qualcuno. E se quello che si sa fare è apprezzato quello che sembra una debolezza diventa una risorsa”. Secondo studi recenti  l’1% della popolazione mondiale ha alcune caratteristiche riconducibili allo spettro autistico. In Germania circa mezzo milione di persone è diagnosticato come tale, e lo Stato spende ogni anno milioni e milioni di euro per l’assistenza e la formazione. La scommessa di Remus è invece quella di rendere questi pazienti capaci di produrre reddito, membri attivi della società e dell’economia e ad alti livelli. Dimostrando così che l’inclusione sociale e lavorativa attraverso la valorizzazione delle risorse individuali, può diventare un guadagno morale e spirituale, in primis, ma anche economico.  L’obiettivo a medio termine dell’azienda è quello di espandersi in altre aree metropolitane, sia tedesche sia europee (di recente sono state aperte altre due sedi, una a Dusseldorf l’altra a Monaco), ma anche formare altri talenti peculiari tra gli aspies, come le abilità linguistiche e musicali.
Altre iniziative simili in Europa. Auticon non è l’unica iniziativa europea che punta su talenti neurodiversi. In Belgio un esperimento riuscito è quello di Passwerk, che forma consulenti It richiesti dalle migliori aziende e realizza un profitto di due milioni di euro l’anno. C’è poi la società di Telecomunicazioni americana Verizon, ma anche la danese Specialisterne, che si occupa di controlli di qualità e test per software, il cui personale è formato per la maggior parte da persone con disturbi dello spettro autistico.
Bocciata l’Italia. E in Italia? Da noi quasi nessuno sa niente della sindrome di Asperger: gli stessi specialisti a volte faticano a riconoscerne i segni, scambiandoli sovente per disturbi psichiatrici. Il mondo della scuola, la prima delle agenzie per la formazione e la socializzazione, ne è al corrente solo da qualche anno, ma i docenti, non hanno, spesso, alcuna preparazione per comprendere le problematiche aspies, né per valorizzarne le capacità. “In passato- afferma Alessandrelli-, i comportamenti dello spettro autistico, venivano interpretati alla luce di una incapacità di questi individui di provare sentimenti. Oggi si sa che questo non è vero: sentono e provano allo stesso modo dei cosiddetti neurotipici, ma la loro difficoltà nella comprensione dei segnali sociali li condanna ad isolarsi. Chi ha una condizione dello spettro autistico, desidera la relazione come chiunque altro, ma non riesce a parlare un linguaggio condiviso dai più”.
La legge. L’inserimento nel lavoro, poi, diventa una vera e propria corsa agli ostacoli. Nonostante l’Italia disponga di una delle migliori legislazioni in materia, la 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili) i dati Istat attestano che i disabili in età lavorativa occupati in Italia sono meno del 18 %, e che solo l’1,5 % di coloro che presentano qualche diversità funzionale è impiegato. Forse, anche in questo, l’Europa può darci un esempio.

Fonte: 12-01-2013, Repubblica

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