Autismo torture Italia: Autistico legato con cinghie da un mese

Ieri mattina l’assessore alla sanità del Veneto ha avuto una riunione con i dirigenti medici e la famiglia. Il diciottenne autistico ricoverato a Caprino da un mese viene legato al letto con cinghie. La denuncia dei genitori: “C’è un centro adatto a Vicenza ma l’Ulss non vuole pagare”.

Caprino. L’assessore regionale alla sanità ieri mattina li ha convocati tutti. Prima, i genitori di Nicolò assistiti dall’avvocato Tezza. Dopo, gli psichiatri dell’Ulss 22 che hanno in cura il ragazzo a Caprino. Li ha voluti ascoltare «dal vivo» per cercare di «trovare una soluzione che metta fine a questa vergogna». La «vergogna» sono le cinghie con cui Nicolò, diciottenne autistico, da un mese viene legato al letto di notte e in alcuni momenti del giorno. «Non c’è personale specializzato per assisterlo», era stata la denuncia dei familiari, «quindi siamo costretti ad accettare l’umiliazione delle corde, anzi, ci tocca anche firmare una sorta di liberatoria nei confronti della struttura e così diventiamo noi i carnefici di nostro figlio, siamo a noi a condannarlo a questo obbrobrio». Si commuove papà Stefano: «Ma quale genitore vuole vedere un figlio legato al letto mani e piedi? O ammanettato quando esce a passeggaire nel giardino dell’ospedale? La verità è che per Nicolò, per noi, qui, non ci sono alternative: è ormai da un mese che il trattamento avviene attraverso questi strumenti da Inquisizione e con pesanti farmaci e non ci va bene: con le ultime forze che ci restano, siamo pronti a dare battaglia per ottenere la giusta cura per Nicolò, che è l’inserimento in un centro terapeutico-occupazionale. Tutto il resto, l’abbiamo provato in questi 18 anni, non serve: il ricovero qui in psichiatria, se continua ancora, lo riduce ogni giorno di più a un vegetale». Coletto ieri ha convocato le parti, in momenti diversi, per raccogliere informazioni. «Posso solo dire», ha poi commentato l’assessore, «di essere convinto che la cosa si sistemerà al meglio per Nicolò e per la sua famiglia. L’esito dei colloqui è stato positivo, sono fiducioso». Parola, quindi, mantenuta. I fatti, però, ancora non arrivano. Se da un lato infatti c’è l’entusiasmo della «politica» abituata ai tempi lunghi e alle soluzioni da trovare un passo per volta, dall’altra c’è lo sconforto della famiglia che dall’incontro di ieri sperava di uscire già con una «data», quanto meno un nulla osta, per il trasferimento di Nicolò. «Vorremmo che si agisse e basta nel suo interesse», è infatti sbottato il papà, «i giorni passano e lui continua ad essere nella stessa alienante condizione da un mese. E non va bene. C’è solo una cosa da fare: ricoverarlo nel centro di Vicenza individuato dagli specialisti per curare il suo autismo. L’Ulss 22 deve semplicemente dare l’ok e farsi carico della spesa. Tutto il resto, per noi, è prorogare ulteriormente l’agonia che dura da un mese e che, prima dell’estate, è andata avanti per otto: non ne possiamo più. Questa non è vita per nessuno. Siamo stremati ma pronti a tutto per vedere rispettati i nostri diritti».  Intanto, sul dramma della famiglia Panziera, aleggia pure l’ombra del tribunale: il 13 dicembre il giudice tutelare a cui si sono rivolti gli psichiatri dell’Ulss 22 esaminerà il progetto terapeutico per Nicolò. «Sarebbe importante per tutti arrivare ad una soluzione fuori dalle aule di giustizia», ha infatti spiegato l’avvocato Maria Luisa Tezza, «mi auguro che l’assessore, con il suo intervento, riesca ad evitare questa spiacevole tappa. Se non ci riuscisse, andremo giù pesante, spareremo le bombe messe da parte per la battaglia di diritto e di dignità che siamo pronti ad iniziare contro l’Ulss 22». «In effetti», conferma il papà di Nicolò, «siamo esasperati e stamattina avremmo preferito un confronto diretto, davanti all’assessore, per smascherare le responsabilità di chi effettivamente, in tutta questa vicenda, qualche colpa ce l’ha».  L’ultima parola, di nuovo, a Coletto. «Questi genitori hanno tutta la mia comprensione e, se possibile, solidarietà. Quello che vivono è terribile. Ma sono fiducioso: stamattina ho avviato un dialogo positivo con i responsabili dell’Ulss 22 e credo davvero questa triste vicenda possa chiudersi bene, in tempi ragionevoli, nell’interesse di Nicolò. Capisco bene il bisogno della famiglia di avere subito una soluzione ma invito tutti ad attendere gli eventi che, posso garantire, arriveranno in tempi veloci».

Fonte: L’arena.it

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