«Io penso di essere un buon padre ma non ho gli strumenti adatti per sostituirmi ai medici e agli assistenti sanitari che dovrebbero aiutare mio figlio». Mentre parla Gianmarco ha la voce ferma. Sotto la veranda di un bar che lo protegge dalla pioggia descrive la sua esperienza con lucidità e in poche frasi racchiude tutte le difficoltà che un padre e una famiglia incontrano quotidianamente per crescere un figlio affetto da autismo.
La storia. Antonio, il figlio di Gianmarco, soffre di un disturbo generalizzato dello sviluppo. La diagnosi arriva dopo un anno e mezzo dalla nascita: autismo. Da quel momento Gianmarco e la moglie si sono affidati alla Asl di Sassari che per 10 anni ha preso in cura il piccolo. «Le attenzioni dello staff della Asl e le terapie scelte hanno consentito ad Antonio di fare dei progressi enormi. Dal bambino chiuso e aggressivo che era, mio figlio è migliorato a tal punto da riuscire a conseguire il diploma di scuola media. Attorno a lui la Asl ha creato uno staff di medici e collaboratori che oltre ad aiutare Antonio nella crescita mi insegnavano a misurarmi con la sua disabilità». Da più di tra anni, però, questo equilibrio così precario si è rotto. «Alla fine della prima media, quando Antonio aveva 11 anni, la terapia doveva essere aggiornata: passare da un indirizzo prettamente comportamentale a un trattamento mirato all’inserimento sociale. Ma da quel momento sono iniziati i problemi».
L’assenza di cura. Nel giugno del 2010, quando il centro che si occupava di Antonio avrebbe dovuto aggiornare la terapia, Gianmarco e la moglie sono stati avvisati che i tagli e la riduzione dell’organico non consentivano alla struttura di proseguire nell’incarico. Inizia il calvario. Dopo due anni passati ad aspettare i nuovi finanziamenti, nel mese di febbraio Antonio è stato visitato dall’Unità di Valutazione Territoriale che lo ha affidato alla Gena, un centro specializzato nelle disabilità psicologiche. Ma anche i progetti terapeutici di questo centro non hanno ricevuto i finanziamenti adeguati. Il risultato è drammatico: da tre anni Antonio non riceve nessuna cura, se non quelle pagate dai genitori, e tutti i progressi fatti fino a ora rischiano di scomparire. «Antonio ha compiuto da poco 14 anni. È un ragazzo di un metro e sessanta che soffre delle inquietudini tipiche dell’adolescenza. Ha una forza fuori dal comune e io non so fino a quando sarò in grado di gestirlo da solo».
Via legale. Per cercare di rompere il silenzio con cui le istituzioni locali e regionali hanno trattato il problema di loro figlio, Gianmarco e la moglie si sono rivolti a un avvocato: il legale ha preparato un documento per sollecitare l’erogazione di fondi a favore degli enti convenzionati. E in assenza di una risposta adeguata, i genitori di Antonio sono pronti ad andare in giudizio per fare valere i loro diritti. «Spero di non dovere arrivare a tanto, ma se le istituzioni non ci daranno delle risposte concrete continuerò la mia battaglia nelle sedi appropriate. Una battaglia alla quale spero che si uniscano anche tutte le altre famiglie che vivono questo disagio».
Attualmente Gianmarco e la moglie aspettano una risposta dalla Regione. In assenza di nuovi finanziamenti sono decisi a percorrere tutte le strade a loro disposizione per aiutare Antonio.
Fonte: Sassari notizie